FCA sbarca a Wall Street: dal 13 ottobre 2014 quota sul NYSE

Dopo 111 anni di storia FIAT semplicemente non esiste più; venerdì è stato l’ultimo giorno di quotazione sulla Borsa italiana e da lunedì 13 ottobre 2014 il titolo sarà sostituito da FCA che, nella stessa giornata, inizierà ad essere quotato anche a Wall Street: con l’augurio che i buoni risultati di vendita del gruppo di Sergio Marchionne negli USA diano slancio alle quotazioni dell’azione. Per il listino americano è quasi un ritorno, dopo il delisting del 2007: perché oggi non è più FIAT ma FCA.
FCA quoterà sul NYSE proprio a partire dal giorno in cui Sergio Marchionne prenderà il posto di Luca Montezemolo alla guida della Ferrari: secondo un copione dove nulla accade per caso.
Ci sarà qualche difficoltà in più per i lettori dei nostri TG: sempre imbarazzati nel pronunciare FCA o nel farne lo spelling “ef si ei”, spesso in errore nella traduzione in chiaro, per cui alcuni dicono “Fiat Chrysler Automobili”, altri “Fiat Chrysler Automobiles” e finalmente qualcuno correttamente legge “Fiat Chrysler Automobails”.
Al di là della pronuncia più o meno corretta del nome del Gruppo, un altro pezzo del progetto di Marchionne si realizza, portando sempre più lontano da Torino e dall’Italia non solo la FIAT ma quella cultura dell’automobile costruita in decenni, facendo così ulteriormente perdere una posizione di rilievo dell’Italia nel settore industriale.
A poco servono i proclami dei dirigenti del Gruppo, dei politici e amministratori torinesi, di Matteo Renzi recentemente in visita alle fabbriche statunitensi di FCA, tutti volti a tranquillizzare l’opinione pubblica troppo spesso distratta: senza un vero e serio piano di politica industriale, non sarà il ritorno in fabbrica di tutti i dipendenti del Gruppo FCA, da tempo immemorabile in Cassa integrazione, a dare tranquillità per il futuro del Paese.
Ben venga che tutti i dipendenti dell’ex Gruppo Fiat possano tornare al lavoro (ma ci saranno ancora mesi di attesa prima che possa accadere), ben vengano tutte le iniziative volte a trovare nuove collaborazioni con partner stranieri da parte delle moltissime aziende del settore automobilistico che ruotava attorno alla Casa torinese e che oggi lavorano con commesse e progetti per Case automobilistiche straniere.
Non possiamo che essere soddisfatti per la crescita delle vendite del brand Maserati: fa piacere vedere nuovamente qualche bisarca che esce carica di auto prodotte a Torino, con le lussuose vetture del Tridente completamente fasciate da una copertura bianca per non rovinarne la carrozzeria nel trasporto alle Concessionarie.
Ma, ripetiamo, serve ben altro per ridare slancio alla produzione industriale.
Auguriamoci, dunque, che dai “capannoni fantasma” di Marchionne escano presto i nuovi modelli: si parla di Alfa Romeo, forse la nuova Giulia, che dovrebbe essere disponibile nel giugno 2015, per festeggiare l’anniversario della fondazione della Casa del Portello, costituita a Milano il 24 giugno 1910. Per affiancarsi alla sportivissima Alfa Romeo 4C che, da sola, non basta a fare crescere le vendite del marchio del Biscione dalle attuali 80.000 unità all’obiettivo dei 400.000 pezzi venduti in un anno.
Marchionne, da 10 anni alla guida del Gruppo con il pieno sostegno degli eredi Agnelli, ha già cambiato piani molte volte dopo l’annuncio del progetto “Fabbrica Italia”: che aveva fatto credere che ci fosse nuovo spazio per una forte crescita del Gruppo FIAT e che invece ma che non ha mai visto la luce.
Ora, prima che Marchionne lasci FCA nel 2018, ci si aspetta che arrivino i nuovi modelli, troppe volte annunciati; modelli che sappiano ridare slancio a marchi che da troppo tempo non presentano vere novità nel panorama sempre più ricco di innovazioni e modelli delle altre Case automobilistiche.
Dopo avere detto addio alla Lancia, rivisitato alcuni vecchi modelli, messo sul mercato la Freemont, puntato molto sul marchio Jeep e cercato di creare un “quasi marchio” Cinquecento, presentando nei giorni scorsi a Parigi la 500 X, Marchionne ora deve dimostrare le sue reali capacità.
La vecchia Giulia, quella “disegnata dal vento”, fu un successo e fece sognare gli Italiani a fine Anni ’60. Anche allora i tempi non erano dei migliori: ma tutti insieme si lavorava duro e sodo per uscire dalle difficoltà economiche.
C’era la voglia di farcela, c’erano entusiasmo e passione.
Quell’entusiasmo e quella passione che un modello di automobile, perché sia di successo, deve sapere suscitare.
Una visita al Centro Storico Fiat di via Chiabrera, a cui si riferiscono le immagini di questa pagina, può aiutare a capire quale significato ha avuto il Gruppo FIAT per Torino e l’Italia.
Là, dove erano i primi stabilimenti della FIAT e il centro direzionale degli Agnelli, oggi stanno sorgendo altri enormi palazzi per uso residenziale.