FIAT: Marchionne annuncia investimenti per Mirafiori
Fiat |
L’amministratore delegato della FIAT, Sergio Marchionne, ha annunciato investimenti per un miliardo di euro per lo stabilimento di Mirafiori: necessari per le nuove linee di produzione dalle quali, nel 2015, uscirà un modello di alta gamma, con il marchio Maserati. Forse sarà messa in produzione anche un’altra vettura, con il marchio Alfa Romeo. Davanti a questi annunci le domande che ci si pongono sono le stesse di questi ultimi anni: ci sarà ancora un futuro industriale per Torino? Sarà ancora legato all’automobile? E se sì, saranno le auto del Gruppo FIAT a trascinare questa nuova fase di sviluppo? Troppo difficile, oggi, rispondere “sì”. Anche se ciascuno se lo augura: per pensare a un futuro con prospettive di lavoro, per non disperdere una “cultura” produttiva legata all’automobile che ha un enorme valore e che va salvata. Purtroppo si è già perso troppo tempo, nella indifferenza della politica.
Di fronte alla realtà di oggi, piena di dubbi ma anche di speranze, tornano alla mente ricordi di un periodo in cui era inimmaginabile pensare al futuro di Torino senza la FIAT: o, per meglio dire, in cui non si riusciva ad ipotizzare il destino di Torino separato da quello degli Agnelli.
La Stampa, la sede di via Marenco |
Siamo agli inizi degli Anni ’70: Gianni Agnelli è negli uffici dell’IFI, il centro della finanza (e del potere) della famiglia. In un’area della città –se possibile- ancor più “sua” rispetto ad altre. Perché in altre zone di Torino (Mirafiori, corso Mortara, Lungo Stura, ecc.) c’erano gli stabilimenti, si producevano pezzi; invece in quel distretto, a due passi dalla sua villa in collina, c’erano la Finanza e l’Informazione.
Gli uffici IFI infatti erano collocati ai piani alti del palazzo della SAI, importante compagnia del Gruppo. Accanto a quegli uffici c’era la sede de La Stampa, in via Marenco , poco lontano le sedi storiche della Fiat in corso Dante. Davanti all’Avvocato, c’era la “sua” Torino: con la vecchia sede del Lingotto; oltre la sede ferroviaria c’era lo stadio Comunale, in cui giocava la “sua” Juventus, con i giocatori che avevano lo spogliatoio al Comunale e attraversavano a piedi via Filadelfia, dribblando i tifosi a caccia di autografi, per andare ad allenarsi al Combi.
Più in lontananza la distesa di stabilimenti di Mirafiori e, sulle montagne, la “sua” stazione sciistica, il Sestriere.
Oggi camminare lungo quelle strade, deserte anche in questi giorni di inizio settembre, in cui “sono riprese le attività dopo le ferie”, ci si rende conto dei cambiamenti avvenuti e, purtroppo, del momento di difficoltà che la città ha attraversato e che sembra non dover finire mai.
C’è il palazzo de La Stampa, su cui sembra ancora leggersi l’insegna, abbandonato da qualche mese, con il trasferimento degli uffici del quotidiano nella nuova sede in via Lugaro. Edificio che a sua volta era stato lasciato libero dal Sanpaolo dopo la fusione con Intesa; in attesa che siano completati i lavori per la nuova sede del Gruppo Intesa Sanpaolo nel grattacielo di corso Inghilterra.
C’è il palazzo Fondiaria SAI, società recentemente coinvolta in gravi vicende giudiziarie riguardanti i vertici della Società stessa e la famiglia Ligresti: compagnia destinata a non essere più una forte realtà torinese, perché sarà in qualche modo assorbita da Unipol.
Fondiaria SAI : palazzo uffici |
Nel post le immagini scattate, in una giornata lavorativa, nelle vie di quella che fu un’area nevralgica del potere degli Agnelli.
Abbiamo voluto aprire il post con la fotografia di una vecchia insegna FIAT: con l’augurio che possa esserci una nuova era di sviluppo per il Gruppo automobilistico a cui è legata una parte importante della storia di Torino.