Il fantastico mondo della pubblicità

Il fantastico mondo della pubblicità

Il mondo della pubblicità è fitto di slogan che ne hanno segnato la storia:

Chi Vespa mangia le mele

Crodino, l’analcolico biondo

Che mondo sarebbe, senza Nutella

Amaro Ramazzotti, Milano da bere

Liscia, gassata o Ferrarelle?

E’ sempre l’ora dei Pavesini

Fate l’amore con il sapore (Muller)

Di tutto, di più (Rai)

Non si può parlare  della pubblicità vista in Torino senza prima ricordare Armando Testa,  nato nel 1917 in questa città: nella sua vita sarà pubblicitario, disegnatore, animatore e pittore. 

La sua carriera inizia come grafico nel 1946 a Torino, dove fonda il suo studio che, nel 1956, sarà trasformato in agenzia pubblicitaria. Nel corso della sua carriera vinse numerosi premi, arrivando primo nella gara per il manifesto per le Olimpiadi di Roma del 1960.

Il successo più grande della sua carriera è forse la storica campagna per il liquore Punt e Mes, dove Testa riuscì a concentrare in una serie di annunci tutto il suo minimalismo visivo: sfondo bianco, forme semplici e utilizzo dei colori primari.

La comunicazione pubblicitaria è composta da un insieme di immagini e testi ad effetto, il cui obiettivo è catturare l’attenzione dell’osservatore.

Un aspetto sul quale puntare per creare campagne pubblicitarie di successo è la capacità di fare in modo che, chi guarda, possa identificarsi in ciò che vede/ascolta: o perché riconosce sé stesso in quella situazione o perché è qualcosa che vorrebbe ottenere/raggiungere.

Così accade che alcune campagne pubblicitarie hanno un grande successo e vengono ricordate dal consumatore anche a distanza di anni dalla loro conclusione; altre passano e, magari, fanno sorridere.

Ricordate, ad esempio, lo spot pubblicitario della pasta De Cecco, con Claudia Gerini che – al tavolo del ristorante- tira fuori dalla sua borsa una confezione da mezzo chilo di pasta e domanda al cameriere “l’avete anche voi?”. Vi era mai venuta l’idea di mettere in borsa mezzo chilo di pasta prima di andare a pranzo al ristorante con i vostri amici? 

Quello spot mi ha fatto tornare in mente una pubblicità, forse dello scorso anno, di una delle tante acque minerali che ci vengono proposte continuamente. Si tratta dell’acqua San Benedetto, con Cindy Crawford che se ne andava sorridente a passeggio per le strade di Roma, con il peso di una bottiglia di vetro piena di acqua minerale nella sua borsa. Tutto normale? 

E’ forse mai venuto in mente a qualche papà, quando il suo piccolo bambino non vuole dormire, di vestirlo, di scendere nel box, sederlo sul seggiolino in auto e girare per la città deserta, fino a farlo addormentare? E, dopo, passare in qualche McDrive per prendersi un caffè e, dopo, comprare due cappellini (uno per sé e l’altro per la mamma, rimasta a casa)  prima di rientrare? Ma quel papà, nello spot, è felice: perché può utilizzare, due volte nella notte, la sua carta di credito …

Ciascuno di noi avrà in mente chissà quanti altri esempi di pubblicità che rappresentano un mondo fantastico, che non ha nessun riscontro nella realtà della vita quotidiana dei consumatori. 

Significativa, a tale proposito, la rappresentazione della prima colazione, in ambienti luminosi, puliti, ordinati, con famiglie a volte numerose, con tutti i presenti sorridenti, seduti  al tavolo sul quale compaiono tazze di latte, tazzine di caffè, bevande, brioche, fette biscottate, biscotti, marmellate,ecc. con slogan tipo “vorrei una colazione leggera ma decisamente invitante, che possa coniugare la mia voglia di leggerezza e golosità”.

Nella realtà, al mattino, in famiglia è una corsa contro il tempo per andare in bagno, vestirsi, portare i figli a scuola, affrontare il traffico dell’ora di punta e arrivare in orario sul posto di lavoro.

Siamo bombardati dalla pubblicità: in TV, in rete, in radio, sui giornali, nei film ed è impossibile difendersi.

La pubblicità ovviamente compare anche sui cartelloni pubblicitari: così, nei giorni scorsi, mi è capitato di vedere per le strade di Torino la pubblicità di due prodotti (una  di una “crema di giovinezza” di Tesori della Provenza, l’altra del “vero gusto, un gesto d’amore” di Barilla) affisse sui WC. 

La cosa può fare sorridere o riflettere. 

In fondo, un vecchio adagio in pubblicità sostiene l’importanza del “purché se ne parli”, non importa se bene o male, l’importante è che se ne parli (proprio come sto facendo in questo momento). E’ proprio ancora vero? Non è forse diventato pericoloso per il brand e la reputazione del marchio?

Per non sbagliare, ricordiamoci sempre di considerare i messaggi pubblicitari con il giusto distacco ironico, come le fotografie scattate recentemente nel centro di Torino ci suggeriscono.  

OkFoto.it

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