Arturo Brachetti è la Maschera di ferro 2022

Dopo la sosta forzata a causa della pandemia di Covid, nel fine settimana di inizio ottobre si è svolta nel centro storico di Pinerolo la Rievocazione storica della Maschera di ferro, con un grande successo di pubblico.
I contenuti della manifestazione erano disponibili e dettagliati sul sito degli organizzatori che renderanno disponibili le fotografie dell’evento.
Noi abbiamo scattato qualche fotografia nel pomeriggio della domenica (le foto saranno disponibili sulla pagina Facebook OkFoto.it) .
Chi volesse avere una visione più completa della manifestazione potrà trovare molte più fotografie sulla pagina Facebook dell’amico Beppe Lachello
Di seguito riportiamo un articolo ricavato da Storica National Geographic, utile per inquadrare la storia della Maschera di ferro: buona lettura.
“Negli anni ‘80 del 1600 iniziò a circolare in Francia e nei Paesi limitrofi la strana voce di un uomo che, già da molti anni, viveva rinchiuso in un carcere di “massima sicurezza” per ordine del sovrano Luigi XIV e che, cosa più intrigante di tutte, indossava sempre una maschera di ferro che gli copriva interamenente il volto. Nel 1687 una gazzetta manoscritta raccontava il suo trasferimento al carcere dell’isola di Santa Margherita, di fronte a Cannes, sotto la custodia di un ex moschettiere, Benigne de Saint-Mars. In precedenza entrambi erano stati nelle fortezze di Pinerolo ed Exilles, sulle Alpi. Nel 1698 la scena si ripeté quando Saint-Mars fu nominato governatore della Bastiglia. Un ufficiale della prigione parigina ricordava nelle sue memorie la sorpresa nel vedere arrivare il suo nuovo superiore accompagnato da un detenuto «che il governatore tiene sempre mascherato, e il cui nome non pronuncia».
La storia di questo misterioso prigioniero ebbe fine un pomeriggio di novembre del 1703 nel cimitero di Saint-Paul a Parigi, con la sepoltura di un tale Marchiali, nome dato al detenuto morto poco prima nella Bastiglia, dopo 34 anni di prigionia. Alle prime luci dell’alba i suoi vestiti ed effetti personali furono bruciati e si iniziarono a levigare e imbiancare le pareti tra le quali era stato nascosto dal momento del suo arrivo alla torre, appena cinque anni prima.

Un parente del re?
Le testimonianze di chi aveva visto il prigioniero alimentarono le speculazioni sul nome del personaggio che si celava dietro la maschera e sul motivo della reclusione. In realtà non erano pettegolezzi innocenti, poiché nascondevano la volontà di criticare il re Luigi XIV e in generale l’assolutismo francese. Così, durante la guerra dei nove anni (1688-1697) la propaganda olandese tentò di sfruttare questa voce per minare la legittimità di Luigi XIV, affermando che il prigioniero mascherato era un ex amante della regina madre e, a sua volta, il vero padre del monarca.
In Francia i sospetti sull’identità del personaggio caddero su diversi membri della numerosa famiglia reale. Si ipotizzò che fosse Luigi di Borbone, conte di Vermandois, figlio del Re Sole e di Louise de la Vallière. Luigi fu bandito dalla corte dopo essere stato scoperto mentre praticava il “vizio italiano”, com’era a quel tempo chiamata l’omosessualità. In seguito cercò di riconquistare il favore reale nelle campagne delle Fiandre, dove si ammalò e morì durante l’assedio di Courtrai (1683), anche se alcuni credevano che in realtà fosse stato imprigionato da suo padre.
Un altro candidato fu Francesco di Borbone, duca di Beaufort. Questo cugino del re era stato uno dei capi della Fronda, che tra il 1648 e il 1653 aveva congiurato contro il re, ancora minorenne. Allontanato dal sovrano, partecipò alle campagne in aiuto dei veneziani contro l’Impero ottomano e condusse l’assedio di Creta nel 1669. Morì in combattimento, ma il suo corpo non fu mai ritrovato, dando adito alla tesi del suo rapimento e incarcerazione da parte del re.
Nel XVIII secolo l’argomento della maschera di ferro divenne incredibilmente popolare tra i critici dell’assolutismo e le speculazioni sui candidati non fecero che aumentare. Si diceva che il prigioniero fosse un figlio bastardo che Anna d’Austria, madre di Luigi XIV, ebbe da uno dei suoi amanti, tra i quali c’era anche il cardinale Mazzarino. Alcuni libellisti [diffamatori], immaginarono che la maschera fosse la pena inflitta da Luigi XIV agli amanti della moglie, la bigotta Maria Teresa d’Austria. Per illuministi e rivoluzionari, la maschera era un esempio di oppressione e tirannia che generava l’assolutismo del Re Sole.

Voltaire, nel suo libro Il secolo di Luigi XIV (1751), tramanda la versione più famosa di questa storia. Il filosofo suppose che il prigioniero della Bastiglia nascondesse il suo volto dietro una maschera di ferro che sul mento «aveva molle di acciaio che gli permettevano di mangiare». Voltaire, rinchiuso nella torre nel 1717, affermava di conoscere la storia dell’uomo misterioso grazie a ciò che gli avevano raccontato i detenuti di più lunga data. Senza mai rivelare la sua identità, parlò di «un prigioniero di statura più alta rispetto alla media, giovane e dalla figura nobile e bella». Era un uomo «senza dubbio importante», dai modi raffinati e che suonava la chitarra. «Gli era servito dell’ottimo cibo», lo tenevano lontano da qualsiasi contatto con gli altri detenuti e riceveva visite solo dall’ufficiale giudiziario.

Il mito romantico
Grazie alla descrizione di Voltaire, lo scrittore francese Alexandre Dumas creò un personaggio secondario del libro Il visconte di Bragelonne (1848), che chiude la trilogia su D’Artagnan e i tre moschettieri. In questo romanzo Dumas creò l’iconografia romantica del mito che dura fino a oggi, oltre alla versione più popolare dell’identità del prigioniero: il fratello gemello di Luigi XIV, nato pochi minuti prima di lui e che quindi avrebbe potuto compromettere la legittimità del Re Sole.
Sono state formulate molte altre ipotesi sull’uomo dalla maschera di ferro, per esempio che fosse il cavaliere di Rohan, capo di una cospirazione contro il re, anche se le date della sua reclusione o morte non coincidono con quelle dell’uomo mascherato. Secondo un’invenzione romanzesca, l’uomo dalla maschera di ferro sarebbe Nabo, un famoso paggio pigmeo che avrebbe messo incinta la regina Maria Teresa.
La pista di Pinerolo
Gli storici più rigorosi, d’altro canto, hanno preso in considerazione altri candidati. Uno di loro è Nicolas Fouquet, il potente sovrintendente alle finanze che cadde in disgrazia nel 1661 e, dopo essere stato condannato per tradimento e corruzione, fu imprigionato nella fortezza di Pinerolo, casualmente la stessa in cui Saint-Mars iniziò a fare la guardia al misterioso prigioniero mascherato. Nonostante il fatto che la morte di Fouquet fosse avvenuta in carcere nel 1680, alcuni autori hanno ipotizzato che le autorità ne avessero simulato il decesso per poter prolungare la sua detenzione.
Tuttavia, il candidato indicato dagli ultimi ricercatori è un personaggio molto più modesto: un tal Eustache Dauger, servo o valet de chambre alla corte del Re Sole. Si crede che Dauger avesse avuto accesso a documenti segreti di certi negoziati diplomatici tra Francia e Inghilterra del 1669 e che, quando iniziò a spifferarlo, il re Luigi XIV ordinò di rinchiuderlo nella fortezza di Pinerolo. Pochi anni dopo, il valletto entrò al servizio del detenuto più famoso della prigione, lo stesso Fouquet. Alla morte di quest’ultimo, il governo ordinò di far credere che Dauger fosse stato liberato, anche se in realtà il valletto era ancora prigioniero nella fortezza. In seguito, per evitare che fosse identificato, il suo volto fu nascosto dietro la famosa maschera, di velluto o di ferro, che indossava in modo permanente o solo durante i trasferimenti.”
