Aldo Brovarone, uomo di stile, compie 90 anni

Un lungo elenco di automobili che hanno lasciato il segno nel tempo sono nate dalla matita di un “disegnatore” di nome Aldo Brovarone, che ha recentemente compiuto 90 anni: certamente uno dei più grandi stilisti italiani il cui nome, forse, è meno conosciuto di quello delle automobili che ha disegnato. Soltanto in tempi relativamente recenti, la paternità delle sue bellissime auto è stata finalmente ricondotta a lui anche per il grande pubblico .
Nascono dalla sua matita la Maserati A6 del 1954, la Ferrari Superfast II del 1960, la Dino 246 del 1967. A lui si devono anche, tra le altre, la Peugeot 504 del 1968, la Peugeot 604 del 1975, la Lancia Gamma Coupé del 1976; la Ferrari 250 Le Mans; molte le vetture da lui studiate per il marchio Alfa Romeo (la Super flow, la Giulia sport, la Eagle); molte le fuoriserie per clienti speciali (ad esempio la Ferrari per il regista Roberto Rossellini): in una incessante attività conclusa nel 1988 quando, prima di andare in pensione, disegna, assieme a Leonardo Fioravanti, la Ferrari F40.
Aldo Brovarone nasce a Vigliano Biellese il 24 giugno 1926; avviato dalla famiglia verso studi tecnico-commerciali, non li concluse a causa della guerra e della scarsa propensione personale per quel tipo di professione. La sua passione è infatti l’automobile e per entrare in quel mondo sottopone alcuni suoi disegni a Piero Dusio, fondatore della Cisitalia, in procinto di partire per l’Argentina dove aveva fondato la AutoAr (Automotores Argentinos). I progetti piacquero a Dusio e Brovarone, nel dicembre 1949, fu assunto e inviato in Argentina con il compito di disegnare il depliant illustrativo di una vettura, non ancora progettata, con linee che dovevano richiamare le grosse berline statunitensi e che in qualche modo potessero piacere al leader argentino. Il progetto AutoAr non ebbe successo e nel 1952 Brovarone tornò in Italia per un’altra iniziativa, questa volta con Carlo Dusio, figlio di Piero, che avrebbe voluto avviare una collaborazione con Ford per costruire nelle vicinanze di Torino, a Racconigi, vetture sportive con linee disegnate dagli stilisti italiani. Al progetto lavora Michelotti, con cui Brovarone collabora: viene presentata una vettura con carrozzeria Ghia ma il progetto è ostacolato da alcuni dirigenti della Ford, timorosi di perdere potere nei confronti dei collaboratori italiani.
Fallito il progetto con Ford, fallita la Cisitalia, Piero Dusio segnala Brovarone a Battista Farina, detto Pinin, e da qual momento inizia la collaborazione di Aldo Brovarone con Pininfarina.
Il suo primo capolavoro è una berlina dal sapore sportivo, il cui design è stato curato da alcuni dei nomi più importanti della storia italiana (Adriano Rabbone, Francesco Salomone, Franco Martinengo). Aldo Brovarone, che di fatto è il vero autore di questa opera d’arte su quattro ruote, ne aveva concepito il design per la Cisitalia. Un disegno che piacque a Farina, il quale decise di utilizzarlo per una vettura Maserati: la A6 GCS che fece il suo debutto al Salone di Parigi del 1954 e della quale furono realizzati solamente quattro esemplari, dotati di un motore a sei cilindri da 2 litri e con una potenza massima di 190 CV.
Aldo Brovarone è un vero signore; di una modestia e semplicità disarmanti, lontane anni luce dagli atteggiamenti da “prima donna” di tanti architetti e designer con alle spalle opere neppure confrontabili con quelle di Brovarone. E’ un signore che conserva tutto l’amore per le automobili e non è raro incontrarlo in occasione dei principali concorsi di eleganza per automobili, oppure confuso tra i visitatori dei Saloni dell’automobile, mentre ammira le vetture di oggi e di ieri, osservandone i dettagli che sfuggono a molti. Abbiamo avuto il piacere di incontrarlo in occasione di Automotoretrò: dapprima seduto tra il pubblico ad ascoltare una conferenza dell’ASI, poi tra gli stand, vicino alle Duetto Alfa Romeo.
Si è detto addirittura meravigliato dell’interesse e dell’ammirazione che – finalmente diciamo noi- oggi suscita tra gli appassionati delle sue meravigliose creature. Ricordava che, quando disegnava le sue vetture al tecnigrafo, per i suoi datori di lavoro era semplicemente un bravo disegnatore capace di intuire i desideri del cliente e far sì che i battilastra, a colpi di martello, sapessero tradurli in valide carrozzerie. “I battilastra modellavano le lamiere sui mascheroni in legno, poi assemblavano le varie parti e veniva fuori la carrozzeria.
Quando lo facevo io, disegnare automobili era un mestiere, adesso salta fuori che invece era un lavoro importante.”
L’eleganza, la raffinatezza, lo stile caratterizzavano le sue opere. Ma in quei tempi, nessuno pensava di dovergli attribuire ufficialmente la “paternità” del design. Erano altri tempi: in cui la manualità di bravissimi artigiani realizzava le eleganti carrozzerie che il “disegnatore” Brovarone aveva messo su carta …
Tempi in cui praticamente non c’era alcun contatto tra il cliente e lo stilista: il cliente si rivolgeva alla Pininfarina che, nelle persone di Battista prima e Sergio poi, facevano da tramite con il disegnatore, per soddisfare i desideri dei clienti. E tra questi vale la pena di ricordare Gianni Agnelli per il quale Brovarone disegnò, nel 1954, la versione speciale e unica della Ferrari 375 America.
Anche dopo la cessazione del rapporto d lavoro con Pininfarina, Aldo Brovarone ha continuato a lavorare nel mondo del design automobilistico: le sue collaborazioni con la carrozzeria Stola e Studio Torino portano alla creazione di modelli derivati da Porsche.
Ci piace ricordare quanto dice di lui Alfredo Stola, a conferma del tratto di signorilità di Brovarone:
“…chiesi all’amico Aldo se era disposto a lavorare per noi. Ed ebbi una risposta molto inusuale: “ Caro Signor Stola, sono in pensione e non posso e non voglio svolgere nessun lavoro di consulenza. Se vuole potrò farLe qualche schizzo, ma lo farò per hobby. Tenermi in forma mi farà bene ”.
Aggiunge Stola: “Quando nell’autunno del 2004, l’ho informato di aver lasciato l’azienda di famiglia e di aver fondato StudioTorino, con la Sua solita generosità, Aldo mi ha ancora una volta messo a disposizione il Suo incredibile talento, contribuendo al disegno della RK Spyder, da me presentata il 16 giugno 2005 al Museo dell’Automobile di Torino. A questo proposito, vorrei citare un curioso aneddoto.
Nel settembre 2005 ricevetti una telefonata di Aldo che mi chiedeva di andarlo a trovare a casa sua per farmi una bella sorpresa. Una volta lì, ho trovato ad attendermi due fantastici figurini rappresentanti la versione Coupè della RK Spyder, presentata qualche mese prima.”