Torino, Armando Testa e il mondo di Papalla
E’ passato circa un mese da quando è stata inaugurata l’opera che lo Studio Armando Testa e la famiglia Testa hanno donato alla città di Torino per onorare Armando Testa, forse il più grande pubblicitario italiano; si tratta di una scultura, installata davanti alla vecchia stazione di Porta Susa, che ricorda l’idea di Armando Testa per reclamizzare il “Punt e mes” (un punto di amaro e mezzo di dolce), il vermouth della Carpano. Una idea del 1959 (da cui il nome dell’opera, “Sintesi 59”) che utilizzava il dialetto piemontese per trasmettere una emozione pubblicitaria.
Geniale nelle sue intuizioni, Armando Testa ci ha lasciato ricordi molto forti del suo lavoro: il caffè Lavazza con Carmensita, i pannolini Lines con l’ippopotamo Pippo, l’olio Sasso, il digestivo Antonetto (“si può prendere anche in tram”) e moltissimi altri ancora. Impossibile elencarli tutti.
La recente autorizzazione del comune di Torino concessa alla Sony per installare in piazza Vittorio un pallone bianco di notevoli dimensioni sta scatenando un sacco di polemiche: tanti i nomi assegnati alla struttura (dal panettone al muffin alle “palle” della politica, al bubbone, ecc).
Qualcuno ha pensato al pianeta Papalla? Ricordate? Fu un’ idea di Armando Testa, studiata a metà degli Anni Sessanta per pubblicizzare gli elettrodomestici Philco, che ebbe a dichiarare: “da tempo accarezzavo l’idea di creare un personaggio sferico che abitasse un certo pianeta: Papalla è sembrato il nome più adatto. Gli abitanti di questo mondo dovevano rappresentare una vita ricca, opulenta e i papallesi rotondi ben si prestavano ad interpretazioni cartellonistiche e grafiche. Come si sa i grassi, oltre tutto, sono molto simpatici, notoriamente cordialoni, ma non si possono quasi mai adoperare nei prodotti alimentari perché la gente è preoccupata della linea. Nel caso dei televisori, frigoriferi e lavatrici, la linea conta poco, perciò ci si offriva un’isolata occasione di adoperare un personaggio tutto rotondo, un’autentica palla”.
Chissà se i pubblicitari della Sony, nel pensare alla bolla da installare in piazza Vittorio, si sono rifatti ai mitici abitanti di Papalla…
D’altronde, basta fare un breve giro nel centro di Torino per trovare in più punti l’atmosfera del pianeta Papalla.
In piazza San Carlo un enorme cartellone pubblicitario di “una nota azienda torinese che produce caffè” (!!!) ha fatto indossare un casco spaziale alla testimonial del suo prodotto usato nello spazio, sotto i portici di via Cernaia altre “papalle” appese, addirittura qualche vecchio lampione sembra volerci ricordare Papalla.
Solo l’ironia e il paradosso del “poeta della pubblicità” possono servire di fronte a questa nuova caduta di stile degli amministratori comunali.
Di fronte alle polemiche di questi giorni e alle infantili giustificazioni dell’Amministrazione comunale che peggiorano –se possibile- la figuraccia di fronte a una tale decisione (“non conoscevamo le dimensioni della bolla”), torna in mente il fatto che, soltanto pochi mesi fa, l’allora Sovrintendente ai Beni artistici ebbe a ridire sulla presenza in piazza Castello di un vagone ferroviario in occasione della mostra dedicata a Primo Levi.
Certo è che la nuova Amministrazione comunale che verrà eletta a primavera dovrà prendere seriamente in considerazione le modalità di utilizzo dei luoghi pubblici prima di autorizzare manifestazioni e installazioni varie. Anche perché per la “papalla” di Sony, il Comune di Torino magari ha incassato soltanto poche migliaia di euro: una goccia del budget pubblicitario di Sony. O no?
Ma il brutto non è solo in piazza Vittorio: in questi giorni la piazza più nota di Torino ospita la tendopoli legata a Cioccolatò: con tanti saluti all’architettura delle facciate che affacciano sulla piazza, alle tavolozze dei colori e anche a Luci d’artista.
Quasi una beffa ulteriore, la presenza di un furgone fermo davanti al monumento del Caval ‘d bronz, con la pubblicità “San Carlo, il buon gusto italiano”.
Altre immagini di pubblicità che non rispettano l’importanza di piazza san Carlo sono visibili nel racconto della luce magica di Torino di Bruno Delbonnel
Che dire: la pubblicità è l’anima (nera!) del commercio……
Silvia