Marchionne dice addio alla Lancia



Ha scelto il Lingotto, Sergio Marchionne, per fare sapere che nel Gruppo Fiat non c’è più spazio e futuro per il marchio Lancia. A suo avviso, la Casa fondata da Vincenzo Lancia nel 1906 ha ormai un appeal limitato e non esistono le condizioni per ricreare la storica immagine della Lancia. Con buona pace di tutti gli appassionati che, in tempi anche recenti, hanno chiesto a gran voce che il gruppo Fiat tornasse a produrre una vera Lancia, in grado di risvegliare nei proprietari quel senso di appartenenza a una elìte che ben era rappresentato dal club dei lancisti doc “Hi Fi” e dal suo stemmino dorato da sfoggiare con orgoglio sulla calandra della propria vettura.
Addio dunque a un marchio che fa parte della storia dell’automobilismo, a cui ha dato modelli pieni di innovazioni tecniche, con un fascino difficilmente eguagliabile. Addio a memorie come il “blu Lancia”, il “panno Lancia”; addio a esaltanti vittorie sulle strade dei rally più famosi, con le piccole Fulvia Hf coupè in grado di sbaragliare chiunque o con la mitica Delta Integrale che negli anni ’80 dimostrò la superiorità tecnologica del prodotto auto italiano.
D’altra parte questa triste conclusione era già immaginabile quando, sotto la gestione del manager italo-svizzero-canadese, vennero presentati al pubblico alcuni vecchi modelli Chrysler sui quali fu applicato il marchio della Casa torinese: pur se ribattezzate con nomi di modelli di successo, Thema e Flavia, nulla hanno potuto per riavvicinare il cliente Lancia, ormai deluso e indotto a comprare auto straniere, tedesche in primis.
Purtroppo non c’e’ nessuna cura per gli idioti. Perfino le ultime Lancia, malgrado gli sforzi di ridurne le qualita’ da parte del nostro, risultano migliori di molte vetture della concorrenza e posizionate in segmenti piu’ alti. Adesso ha deciso di investire ingenti capitali per costruire il suv di pessimo gusto che copia l’Hummer e con il marchio Fiat. Ma non poteva usare l’intelligenza di qualche suo collaboratore che di sicuro gli avra’ consigliato di investire molto meno su Lancia e produrre qualche vettura che, posizionata tra le vetture alto di gamma, assieme a Ypslon e Delta e senza le promiscue e deludenti new Thema e FLavia ( Chrysler 300 e 200), avrebbe sicuramente rilanciato il marchio e restituito lustro all’industria italiana dell’auto.
Chiunque abbia posseduto una Lancia Fulvia Coupé non riesce a dimenticarla; un’auto con una linea essenziale e personale che può resistere nel tempo; che adesso potrebbe competere – con i dovuti aggiornamenti – a vetture come la Audi TT, o la rediviva 124 Fiat, etc.. senza contare che Marchionne avrebbe un mercato già pronto: i “vecchi” proprietari di una Lancia Fulvia Coupè. Scrive bene Paolo “…malgrado gli sforzi di ridurne le qualità…”, ma ne aveva troppe.
Una Coupé con quattro posti, consumi contenuti, una naturale ed eccezionale tenuta di strada, freni che non conoscevano il fading, sterzo precisissimo etc, etc.. Mi sorge un dubbio: che non si sentano in grado di produrre un remake all’altezza dell’originale? Caro Marchionne, vendi il marchio alla Audi, chissà…