Pragelato, il degrado dei trampolini delle Olimpiadi 2006
C’è un paese di montagna, Pragelato, che ha la fortuna di potere contare su due stagioni turistiche. Quella invernale, con le sue piste molto belle e tecniche (oltre a una fantastica pista di fondo che entra nel Parco della Val Troncea); quella estiva, per chi ama l’aria buona dei 1500 metri con le fresche e ottime acque delle sue innumerevoli fontane, con la possibilità di percorrere passeggiate più o meno impegnative, in mezzo agli alpeggi e boschi di larici, con incantevoli panorami.
In una guida turistica del TCI del 1934 si legge: “le varie borgate che compongono il comune si succedono lungo la carrozzabile nell’elevato, ampio e ridente bacino di Pragelato … La posizione è pittoresca; Pragelato è celebre per la sua flora montana …”
Proprio dieci anni fa, in questo periodo, nel paese c’era gran fermento: si dovevano completare i lavori per gli impianti di gara che di lì a pochi mesi avrebbero ospitato le gare olimpiche di salto dal trampolino e sci di fondo.
Le Olimpiadi invernali Torino 2006 portarono con sé sconvolgimenti del territorio e costruzioni di impianti che era sin troppo facile definire inutilizzabili. Ovviamente non mancarono le dichiarazioni piene di ottimismo da parte degli organizzatori e amministratori pubblici e da parte di tutti coloro che avevano creduto alla favola che le Olimpiadi 2006 avrebbero portato continuo sviluppo e benessere a Pragelato.
Intanto i residenti -proprietari di seconde, terze, quarte case – disdettavano i pur ricchi contratti di affitto con i turisti che le occupavano magari da anni, per affittarle, per un mese o poco più, a giornalisti, atleti, operatori, spettatori delle gare olimpiche ai prezzi stratosferici garantiti dagli organizzatori. Fiduciosi che – incassati i ricchi affitti “olimpici” – avrebbero potuto nuovamente affittare gli stessi alloggi a coloro che, solo pochi mesi prima, avevano salutato con un “Ho chi mi paga di più!”.
Nel frattempo la speculazione edilizia non aveva perso tempo, costruendo case anche dove, sulle rive del Chisone, per anni era rimasta in funzione una segheria o dove i vecchi non avrebbero edificato neppure un pollaio.
Per tutti coloro che non avevano interessi diretti nella costruzione dei trampolini per il salto (5 in tutto: due per le gare, tre per una fantomatica scuola di salto) era stato subito evidente che sventrare la montagna davanti al paese sarebbe stato uno scempio ambientale e l’ennesimo spreco di denaro pubblico (per i trampolini furono spesi circa 35 milioni di euro!).
Se non altro perché il salto dal trampolino è una specialità che in Italia non ha il seppur minimo seguito di spettatori (ma neppure di atleti: una visita al sito della Federazione italiana sport invernali dà il numero esatto degli atleti italiani : oggi non si arriva a dieci), perché i 1.500 metri sul livello del mare di Pragelato sono tali da non garantire un sufficiente innevamento in tutti gli inverni, perché i costi di manutenzione degli impianti non sarebbero stati sostenibili se non –forse- con un utilizzo continuo dell’impianto e ricche contribuzioni da parte di sponsor. Credere addirittura all’idea di potere avviare una scuola di salto dal trampolino a Pragelato, infine, era come credere alla favola dell’asino che vola.
Ma come spesso accade in Italia, bastano i ricchi interessi di pochi per cancellare i diritti di tanti.
Le ruspe fecero il loro lavoro, le colate di cemento furono impressionanti, furono anche utilizzati gli elicotteri per trasportare alcuni componenti degli impianti e tutto fu pronto per il febbraio 2006. Nei giorni delle Olimpiadi 2006 Pragelato era piena, oltre che di atleti, tecnici, accompagnatori e giornalisti, di turisti, di tifosi, di re, principi e ambasciatori, sotto i riflettori delle TV di tutto il mondo: come mai era accaduto nella sua storia e come mai potrà nuovamente accadere. Per la località montana sarebbe stato sufficiente coltivare e sviluppare le relazioni nate in quel periodo per farne un centro turistico di primo piano.
Invece non si fece nulla in tal senso e oggi Pragelato, mentre la natura, come mostrano le fotografie, sta cercando di nascondere le brutture olimpiche, si accorge di essere sprofondato nell’anonimato più assoluto, perdendo anche quelle manifestazioni di una certa rilevanza (Iron bike, Racchette in valle) che hanno seguito l’ex sindaco, Valter Marin, a Sestriere.
Dieci anni dopo le Olimpiadi 2006 i trampolini di Pragelato restano inutilizzati, senza un futuro e rappresentano l’ennesimo monumento alla stupidità dell’uomo che è disposto a sacrificare un bosco proprio davanti al paese per costruire qualcosa che –in dieci anni – è stato utilizzato per neppure 30 giorni.
Gli amministratori locali del periodo olimpico, non contenti di avere abbattuto un intero bosco per costruire i 5 inutili trampolini del salto con altrettante ferite nella montagna, cancellarono anche una meravigliosa passeggiata per fare posto a un campo da golf.
Prima delle Olimpiadi 2006 era infatti possibile, partendo dal centro del paese e camminando in mezzo a prati verdi, con l’ombra dei larici alla sinistra e con il fiume Chisone alla destra, arrivare sino all’inizio della Val Troncea. Quella bellissima passeggiata è stata interrotta per fare posto ad alcune buche di un campo da golf, costruito subito dopo i Giochi invernali, che occupa le due sponde del fiume. Con la pretesa, per fare divertire pochi giocatori su qualche centinaio di metri di campo, di impedire a tutti gli altri, turisti e residenti, di percorrere circa 3 km di quella passeggiata, costringendo il turista a camminare (o pedalare o andare a cavallo) su una strada sterrata, polverosa e completamente al sole… Un campo da golf con sole 9 buche, che utilizza anche parte delle strutture costruite con i finanziamenti pubblici per le Olimpiadi 2006, realizzato a soli 10 km da quello del Sestriere che di buche ne ha invece 18.
Un altro pezzo di paesaggio del paese che è diventato uno spazio riservato ai pochi utilizzatori del campo, realizzato con l’abbattimento di alberi secolari necessario per fare spazio alle buche del campo da golf con un impatto ambientale negativo dovuto all’uso di pesticidi e diserbanti usati per conservare il “green” : tutto ciò proprio nelle vicinanze di un Parco naturale e sulle sponde del fiume che attraversa il campo stesso.
Un paese che risente della difficile situazione economica generale, con pochissimi mezzi, che ha perso molti turisti che ne apprezzavano le piste di sci (gli impianti di risalita sono fermi da una decina d’anni: mancano i soldi per farne di nuovi e il collegamento con le piste del Sestriere dalla frazione del Plan oggi ne sconsiglierebbe la realizzazione) e le notevoli passeggiate. Un paese collocato in un territorio che ha enormi potenzialità di sviluppo (basti pensare alla imponente costruzione del Forte militare di Fenestrelle, all’importante Museo del Costume spesso chiuso per mancanza di personale, ai Parchi naturali della zona, in difficoltà per i continui tagli di stanziamenti): dove però la necessità di fare sistema diventa fondamentale per lo sviluppo della Valle.
La realtà odierna è fatta di un calo di presenze turistiche , di tanti cartelli “vendesi” e “affittasi” con la speranza che la nuova amministrazione, guidata da circa un anno da Monica Berton, una signora gentile e molto determinata, che conosce fin troppo bene le difficoltà in cui si dibatte il paese, possa vincere una sfida al limite dell’impossibile. Per farcela avrà bisogno dell’aiuto non solo della sua squadra di governo, ma di tutta la popolazione: che spesso sembra remare contro un sano sviluppo turistico del paese, divisa com’è in mille fazioni (oltre che in tante frazioni).
Pragelato si era illuso che le Olimpiadi 2006 portassero benessere per sempre: quel febbraio con le vie invase dai turisti aveva fatto credere che la festa non sarebbe mai finita.
Invece la realtà è molto dura: perché sono tante le località turistiche di montagna a circa 80 km da Torino che offrono piste da sci e belle passeggiate. I turisti amano andare dove si sentono accolti con sorrisi e cordialità, magari con qualche bella manifestazione folkloristica, culturale e, perché no, con qualche buon piatto di cucina locale, come è stato fatto recentemente con una manifestazione costruita attorno a prodotti tipici quale le patate e il miele di Pragelato.
Non possono essere attratti da un paese dove una dozzina di casette in legno, del tipo che si utilizza per i mercatini di Natale, da anni, per tutta l’estate, restano chiuse in una delle piazze principali del paese: togliendo spazio ai parcheggi, nascondendo i campi da tennis del vicino centro sportivo ma consentendo di accendere le luminarie natalizie a san Lorenzo (cosa, in effetti, rarissima: forse unica nel panorama turistico!).
D’altra parte, nel 2012, a un turista che si lamentava delle poche iniziative in calendario per la stagione estiva, l’allora sindaco Arolfo rispondeva su La Stampa :«… invito a rileggere la storia delle donne e degli uomini di Pragelato che hanno saputo vivere in un territorio ostile e difficile: con più umiltà si potrebbe comprendere che manifestazioni come Miss Mucca fanno parte della storia delle nostre montagne che non rappresentano il parco divertimenti per la soddisfazione dei “cittadini torinesi”».
Forse molti “cittadini torinesi”, seguendo l’invito del sindaco di allora, scelsero di andare a divertirsi in altri paesini di montagna. L’augurio per la nuova Amministrazione è che possa cancellare queste sensazioni negative nel turista che credeva di trovare sulle montagne di Pragelato anche la possibilità di divertirsi.
Nel racconto fotografico mostriamo alcuni esempi del degrado degli impianti olimpici e della trasformazione di una delle più belle passeggiate del paese in un campo da golf.
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Es una lástima que unos ignorantes destrocen un paraje tan maravilloso. Como se puede admitir semejante barbarie.